Caro Venanzio,
Tu mi hai da fare un piacere che voglio ed esigo ad ogni costo, e però non ammetto scusa di sorta. Io t’invito per giovedì prossimo a pranzo nella mia villa Belvedere, dove attendo Lucio e Giorgio, amici comuni.
Amante come tu sei della campagna, non deve rincrescerti questo piccolo incomodo. Sul mezzogiorno, dopo aver girato alquanto per la campagna, ci ritireremo nel casino, dove Perpetua, la buona vecchierella, ci ammanirà il pranzo alla campagnuola e, tutta festevole com’è, ci farà stare molto allegri. Fa di non mancare, altrimenti io ne resterò disgustato.
Colla fiducia intanto che mi vorrai dare questo contento, ti abbraccio di cuore, e mi dico
tuo aff.mo CARLO
* * *
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